To leave | left | left


Tutti i miei diari, dalle medie alle superiori, hanno ancora gli sticker al loro posto, intonsi. Ho candele di cui non mi ricordo l'esistenza che non ho mai acceso per non consumarle e due anni fa, con la promozione Iperborea, ci ho messo un sacco a scegliere un taccuino con una parola scandinava che mi piacesse più delle altre – ecco, è ancora lì intatto pure lui. Ho comprato lenti a contatto colorate e un vestito spaziale che non metto mai, ho in cantina una bottiglia di passito buono sul serio e potrei andare avanti chissà quanto, perché questa storia comincia seriamente all'epoca di bambolotti e pannolini e no, questa mi sa che non volete saperla.

Così ho ricevuto un regalo che era bello davvero, bello e pensato e mio fino all'osso, e ci stavo ricascando e mi dicevo non oggi, no, che poi non era nemmeno domani e dopodomani e di colpo non mi andava più.

Perché nel frattempo ho imparato a lasciarmi un po' perdere, in tutti i sensi che queste parole possono assumere – ho imparato a improvvisare, a dire sì e no quando ne ho voglia, a fare tardi, ad accettare cose imprevedibili e a fuggirne altre a 130 km orari. Ho imparato che sto ancora imparando, ho comprato degli stick di incenso che accendo quando mi va e ho scoperto che a sbucciarmi le ginocchia sono ancora bravissima ma non voglio più. Così oggi, con quel disegno che conosciamo in due, ho timbrato un libro che era davvero l'unico a poter essere il primo e poi ne sono venuti un secondo e un terzo che erano quasi obbligati, perché mi sono detta che se avevo saputo ascoltare l'istinto quando mi ha detto "salta in macchina e vai, ma prima perché non aprire lo sportello del passeggero?" – be', qualche merito lo devo riconoscere a me stessa, e poi alle cose che leggo e sì, anche a quelle che scrivo.

Bilanci e propositi non sono roba mia e di certo non lo saranno in questo salto che rispetto ad altri fa un po' più paura. Mi faccio una promessa, però. Smettila di rimandare. Rischia. Salta. Lascia(ti) perdere. Vai per assonanze.
Vai.


E smettila di sminuirti, ché un po' già lo sai fare. E se te lo dimentichi, torna a guardare queste: sono una selezione delle volte in cui, negli ultimi sei mesi, hai saltato. A costo di sbucciarti le ginocchia e avere tutta la paura del mondo. Per essere così piccola non salti proprio male.

______________________________________

[La volta in cui hai portato al mare la tua paura dell'acqua]
[La volta, e tutte le volte, che hai portato il tuo libro in giro per il mondo e hai risposto a chi ti chiedeva cosa scrivessi]
[La volta che sei andata a salutare il mare all'alba e hai pianto, che è il “tornare” più scenografico della galleria]
[La volta in cui hai detto “non vale la pena cucinare per uno” e sei finita a farti gli gnocchi a mano e a impiattarli pure]
[La volta in cui hai rimandato per anni di leggere un libro, e poi il momento giusto era ovviamente quello sbagliato]

[La volta che hai portato in canile un'altra paura risolta da un po' per farne qualcosa di buono, e hai adottato una piantina]

[La volta in cui, dopo millenni, sei andata a un concerto live in un locale. A 250 km da casa. E hai scoperto di non avere nessuna voglia di rinunciare alla musica]
[La volta in cui una trasferta di lavoro che aveva scritto "fregatura" in caratteri luminosi è diventata per pochi giorni una ragazzinata bellissima]

[La volta in cui la tecnologia si è mangiata 40 pagine di romanzo ma hai avuto la testa più dura tu]
[La volta in cui Natale è diventato un po' All The Young Dudes, ma anche un po' TS e un po' NB, ma con i gatti]

“The kids aren't alright". E va bene così.

Commenti

  1. Ancora una volta, quando scrivi qualcosa di personale scopro comunanze tra noi due. Quella sorta di paura nel godere di cose belle, che nel mio caso era più che altro un freno troppo tirato, ed a tenerlo ben stretto era il pensiero di non sprecarle, di conservarle per un'occasione più giusta, per un momento più degno che - neanche a dirlo - non arrivava mai. Ho acceso da adulta candele che avevo in cameretta da bambina. Ho imparato da tempo a lasciarmi stare, a capire che qualunque momento può essere quello giusto, che ogni sera o ogni mattina si merita una candela profumata se mi va, che il mio maglione preferito è il capo giusto anche per il supermercato se mi fa sentire bene. Il mio ragazzo dice sempre "le cose si rovinano a forza di farsi scrupoli", ed ha ragione. Perciò sorrido nel leggere che stai facendo tua questa consapevolezza, e ti auguro di lasciarti stare il più spesso possibile. Questa carrellata di salti e di paure sfidate o superate è semplicemente bellissima.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Credo che il primissimo commento, o comunque uno dei primi, che ci siamo lasciate su Instagram vertesse proprio su questo argomento, e che tu ci creda o no ho pensato tanto a te scrivendo questo post, pur non sapendo se avresti letto. I post personali sono sempre quelli che penso di cancellare venti secondi dopo averli pubblicati, ma anche quelli che mi avvicinano di più a chi si prende la briga di leggerli, perciò, davvero, grazie. Questo mi faceva forse meno paura di quello del 25/10, e mi sono chiesta se fossi magari già cresciuta un po'. Buffo affidare a Internet certe cose, vero?

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