"Didn't have a dime but I always had a vision"
"Had to have high, high hopes for a living
Shooting for the stars when I couldn't make a killing
Didn't have a dime but I always had a vision
Always had high, high hopes
Had to have high, high hopes for a living
Didn't know how but I always had a feeling
I was gonna be that one in a million
Always had high, high hopes"
– High Hopes, Panic! At the disco
Ero una centometrista niente male, una volta. Cioè, non che abbia mai avuto chissà che talento, ma bruciavo regolarmente metà della mia classe sulle brevi distanze. Di contro, se mi mettevi a correre un chilometro, a metà ero già stanca, stufa e anche piuttosto incazzata. Ciò che non ci riesce bene, il più delle volte, ci fa perdere la pazienza. Mollare per esasperazione. Così, nonostante per una fase della mia vita io abbia amato il calcio (giocato) con l'entusiasmo che solo le cose che ti sono precluse riescono a condensare, ho mollato pure quello.
Stamattina, però, insoddisfatta dall'abusata metafora brevi distanze vs tenacia come metodo per arrivare a qualcosa, ho trovato una mezza risposta che mi piace di più. Mezza, perché sai che noia darsi solo risposte. Così, eccomi qua con la mia associazione di idee assurda del giorno. Non dirò che scrivere è come correre la maratona, perché nel frattempo non è che abbia imparato ad amare la corsa. E se un giorno dovessi smettere di divertirmi scrivendo (divertirmi in senso lato, ain't no fun & games in this), be', forse vorrebbe dire che è il caso di appendere anche questo paio di scarpette al chiodo.
Solo che non ho nessuna voglia di farlo, perché scrivere, per me, somiglia a guidare in fuoristrada (cosa che di solito faccio con le Birkenstock, quindi lato scarpette siamo a posto).
Non si improvvisa un percorso in fuoristrada. Devi cercare le tracce, verificare se sono aggiornate (o se nel frattempo è franato qualcosa) e il più delle volte pure chiedere un permesso. E non parliamo di quando la strada sembra giusto quattro centimetri più larga del passo della macchina. Va studiata, spesso riadattata. Poi magari succede che mentre sei in giro sbirci quella direttissima laterale e, se pensi di averne le capacità, tagli un pratone senza ribaltarti (se non sei una fifona come me). Oppure che decidi di proseguire, poi la neve non si è ancora sciolta e ti devi fermare in rifugio (poco male: non ho ancora trovato una quadra per la polenta in tutta questa metafora, ma non c'è bisogno di una scusa).
E poi c'è anche che il fuoristrada è fatto apposta per aggirare l'ostacolo, ma se pretendi di attraversarlo, di schiantartici sopra, di solito non finisce bene. Lo devi prendere di lato, magari provarci più volte (se imparate a non andare nel panico quando le ruote girano nel vuoto spiegatemi come si fa). Poi però attraversi fiumi, e tunnel, e nuvole. Accendi fuochi, incroci le gambe sul sedile perché da così in alto non sembra davvero tutto sicuro, però l'effetto non è male.
Quello che ancora non ho detto è che a fine giornata sei coperta di polvere, hai i capelli pieni di nodi, hai mangiato scatolette scaldate sul fornelletto e devi lavare le pentole nella doccia. E che hai in mano un mezzo pauroso, ma che se dovesse lasciarti a piedi buona fortuna con un bestione che ti si ferma in galleria in curva in salita (sì, è successo, e adesso ci si ride un po' su ma è stata una vacanza da brivido).
Quindi lo lasciamo fermo, quest'anno? Ma neanche per idea. Andiamo più lontano.
(Sì, quella alla guida sono io)
Perchè tutto 'sto giro? Perché da settimane mi sono imballata sulla scrittura. Mi sto scontrando con un passaggio di trama che ho sempre dato per scontato e che non posso più considerare tale, se voglio tirar fuori qualcosa di ben fatto. E con tutte le sue conseguenze. Ho scritto e riscritto scene solo per poter proseguire con la scaletta. Ho tentato la stessa da due punti di vista diversi. E mi sono detta che sì, ci ho messo giorni e ho sputato sangue, ma anche questa faccenda che faccio pasticci coi POV non è tanto male, se razionalizzarli vuol dire capire qualcosa di più di come voglio raccontare la storia. Magari non funzionerà anche stavolta e dovrò fare una discreta retromarcia. Magari dovrò prenderla di lato invece che spaccarmici il semiasse. Magari la riscrivo in inglese o la taglio pure.
Però mi fido del mio mezzo.
(E non faccio male, perché superato quello scoglio, smontata un'altra scena, rimesso insieme un dialogo, alla fine ho detto "cazzo sì, sono proprio loro". E non ho nessuna voglia di lasciarli in garage.)
Ho il piede pesante sull'acceleratore, dicono. Bene, stavolta non mi servirà. Non sono certo troppo vecchia per imparare.
Posso dire che questo post ha un sacco di fascino? Saranno le fotografie, sarà l'analogia tra la scrittura e qualcosa di apparentemente distante come la guida in fuoristrada, ma c'è qualcosa di irrefrenabile, un po' come quando ti vengono in mente le parole giuste e non puoi smettere di buttarle giù finché non finiscono, ritrovandoti poi quasi col fiatone. Sai, mentre leggevo le prime righe ho avuto il dubbio se stavo per leggere un racconto su un personaggio di fantasia o se stessi parlando di te (e mi vien da pensare che forse questo ti farà sorridere). Quando poi ho capito che era un racconto personale, non mi ha stupito per nulla scoprire che eri brava nella corsa: forse è strano, ma mi hai dato sempre l'idea di una persona veloce. Non saprei spiegarlo, ma è come se in questo scritto avessi trovato conferma di una sensazione. Hai corso con le gambe, corri con le parole, se vuoi sai correre pure dietro il volante. Senza fermarti mai, non del tutto, nonostante tutto. Dice molto, non trovi?
RispondiEliminaDifficilmente potrei trovare qualcosa di più distante da me di tutto ciò che si potrebbe definire avventuroso. A me basta, quando capita, sentir raccontare le esperienze degli altri comodamente seduta sul divano. Ma quella foto spericolata è bellissima, e poche cose son belle come ascoltare - o leggere - qualcuno che condivide qualcosa che lo appassiona visceralmente 💛
Dice tantissimo: come sempre hai ragione. E io posso essere spericolata giusto dietro al volante, ché non sono molto fatta per la vita selvatica, assicuro. È sempre bello sentirsi conosciuta così. Grazie di cuore, Julia.
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