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Visualizzazione dei post da giugno, 2022

La figlia, Clara Usón

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La figlia , Clara Usón Edizioni Sellerio – Traduzione di   S. Sichel 33/22 – Maggio A casa dei miei c'era un dizionario di serbocroato. Così, non di inglese, francese, spagnolo. Di serbocroato. Come a ricordare che ci sono fascinazioni di cui ci piacerebbe dire che arrivano da lontano, ma la realtà è che vengono da molto più vicino di quanto siamo disposti ad ammettere. Dopotutto il sangue unisce, il sangue sancisce confini. Il sangue è debito. Ma, folgorante, nelle parole di Vlado Papo: raramente amiamo i nostri creditori. Forse è solo sangue. La vendetta, dopotutto, è un sentimento così balcanico . Partiamo dalle basi: che parlare di serbocroato sia come cercare di dare uno scossone a qualcosa di instabile e poco coeso lo si capisce da un semplice fatto. In Croazia si usa l'alfabeto latino , mentre in Serbia il cirillico . Il croato, poi, è estremamente geloso dei propri confini lessicali: far entrare una parola di origine straniera è una rarità, e anche quando l...

"Didn't have a dime but I always had a vision"

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"Had to have high, high hopes for a living Shooting for the stars when I couldn't make a killing Didn't have a dime but I always had a vision Always had high, high hopes Had to have high, high hopes for a living Didn't know how but I always had a feeling I was gonna be that one in a million Always had high, high hopes" – High Hopes , Panic! At the disco  Ero una centometrista niente male, una volta. Cioè, non che abbia mai avuto chissà che talento, ma bruciavo regolarmente metà della mia classe sulle brevi distanze. Di contro, se mi mettevi a correre un chilometro, a metà ero già stanca, stufa e anche piuttosto incazzata. Ciò che non ci riesce bene, il più delle volte, ci fa perdere la pazienza. Mollare per esasperazione. Così, nonostante per una fase della mia vita io abbia amato il calcio (giocato) con l'entusiasmo che solo le cose che ti sono precluse riescono a condensare, ho mollato pure quello. Stamattina, però, insoddisfatta dall'abusata metafora br...

Sabato, Ian McEwan

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Sabato , Ian McEwan Einaudi Editore – Traduzione S. Basso 29/22 – Aprile Tutte le storie deragliano : se inizi a studiare come funziona la scrittura, bene o male, è una delle primissime lezioni. McEwan, invece, è un disastro aereo a pagina uno. Quasi avesse preso la regola alla lettera, la nasconde in primo piano, gioca in sordina per duecento pagine finché non ci convince di averci capito qualcosa – un equilibrio sull'orlo del conflitto che fa molto “ Match Point ” – e poi ci spiazza trasformandolo in “ Arancia Meccanica ” e sfiorando la tragedia classica quando meno ce lo aspettiamo. “ Nessuna domenica contiene la stessa promessa né l'energia del giorno che la precede .” Un sabato del villaggio che non vuole saperne di finire. Una realtà istintivamente familiare – quando può succedere di tutto, tutto conta. E l'energia compressa e rappresa, trattenuta in semiminime di impercettibili variazioni su un tema, si sprigiona inattesa nel rumore incessante di un mondo...